Quando il vento falcia le messi/ E gli uomini validi cadono/ E i bimbi impauriti e increduli si rannicchiano nelle braccia tenere delle madri/ A proteggersi dalla lama incurante dei banditi/ Mio padre, ora distante/ Ma vivo, e caldo e forte/ In una bruma uniforme tabacco/ Parla./ Figlio mio, dice./ Non opporti al dolore del tuo lutto/ Ma affilane e appuntane la lama./ Che / Tu non sfugga mai/ Obnubilato, crudele,/ A sfide ardue da sostenere./ Che prezzo ha un figlio?/ Quale?/ Il tuo o il mio?/ Questo a casa?/ L’uccellino implume che ingolla scodelle di vermi di pasta/ Oppure/ Quello in tv, morto e sgranato in qualche fosso dei Balcani/ Non riuscire a capire che il lutto di altri padri/ Nega i legami forgiati in sangue filiale/ E il vessillo lucente passato da uomo a bambino/ Al posto d’onore, forte, privo di meschinità e rancore./ Quindi/ Raccogli le tue lacrime, dice mio padre/ Raccogli in una coppa quella medaglia di sale/ Sgorga da un unico fiume/ Su quel fiume figlio mio/ Mi sono giocato la vita.