Ci sono posti, in Italia, in cui la seconda Guerra Mondiale non l'hanno vinta solamente gli americani e i partigiani. Ci sono paesi, tra la Toscana e l'Emilia, che sono stati liberati dai brasiliani. I nonni di Montese, Castel d'Aiano, Porretta Terme, Staffoli, Pistoia, se li ricordano bene quei soldati mulatti, arrivati con divise di cotone e armi vecchie ad affrontare l'inverno appenninico e l'esercito tedesco. Chiamavano mamma e papà gli anziani, mettevano la neve nelle buste delle lettere per spedirla ai parenti, andavano in chiesa, amavano ballare e dividevano coi civili il loro rancio di fagioli neri, farina di mandioca e frutta esotica. Mandati un po' allo sbaraglio in una terra lontana, hanno fatto il loro dovere ma soprattutto hanno lasciato un ricordo molto dolce in chi li ha incontrati: forse per la lingua simile alla nostra, forse per la religione, forse per quel sostrato comune che è la latinità, nell'inverno più rigido del conflitto, tra Pistoia e Bologna è avvenuto uno straordinario incontro tra culture. Sono solo alcune delle guide con cui ripercorrere i luoghi degli eventi: la Linea Gotica nella zona di Montese, i casolari delle famiglie con cui i brasiliani vivevano, i boschi attorno a Staffoli in cui erano accampati in diecimila. Gli autori del documentario hanno incontrato alcuni veterani della FEB - Força Expedicionaria Brasileira - in viaggio in Italia per rivedere i luoghi delle battaglie e gli amici di un tempo: Ruy de Oliveira, il 92enne vice-presidente della associazione dei veterani della FEB, Toninho Inham che aveva allora solo 19 anni, Pedro Paz, che qui ha trovato moglie. Li hanno incontrati nuovamente in Brasile, nelle associazioni che custodiscono la loro memoria sotto forma di archivi e diari; con loro hanno conosciuto altri veterani, visiteremo i musei e i memoriali, e raccolto i pensieri e i ricordi che anche li riguardano non tanto i fatti bellici quanto il candore dell'incontro, la possibilità di stabilire un dialogo nonostante l'imperversare della guerra..