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MEMORIE FAMILIARI

Progetto La guerra dei padri raccontata dai figli. Le problematiche del passaggio delle memorie familiari


Il 3 e 4 novembre 2008 è iniziato il nuovo progetto educativo "La guerra dei padri raccontata dai figli. Le problematiche del passaggio delle memorie familiari". L'idea è nata quando abbiamo conosciuto, tramite Luca Morini di Monzuno, la storia sofferta di Udo Sürer, avvocato per i diritti degli immigrati in Germania, che vive a Lindau in Baviera. Per raccontarla riportiamo la presentazione che Udo ha fatto di se stesso a Vinca (Massa) nell'agosto di quest'anno, quando ha partecipato alla commemorazione della strage; il brano è tratto dall'articolo di Roberto Oligeri pubblicato sul Secolo XIX il 26 agosto 2008:

 
Mi chiamo Udo Sürer, vengo da Lindau città della Baviera e purtroppo ho scoperto che mio padre, l’ex sergente SS Josef Majer, di cui ho rifiutato il cognome, 64 anni fa era qui a Vinca ad uccidere i vostri cari e a distruggere il vostro bel villaggio… Ho deciso, se me lo permettete, di prendere parte anch’io al vostro lutto, che sento profondamente appartenere anche a me. Il lutto… un sentimento che non provo quando mi reco sulla tomba di mio padre, quell’uomo che, tornato dalla guerra seppur mutilato, un buon padre non lo è mai stato e neppure lo poteva essere dopo tutto quello che aveva commesso e di cui mai aveva provato pentimento.
 
Lo abbiamo ospitato e accompagnato a Prunetta a vedere i luoghi dove il padre fu ferito con l'aiuto di Daniele Amicarella e dell'ex-partigiano Fosco Papini di Maresca (sappista e soldato della "Legnano"), mentre a Monzuno, a Vado il padre perse una gamba, ha conosciuto il Sindaco Andrea Marchi col quale abbiamo deciso di avviare il progetto. Siamo stati ospiti di Heidi Johnson e Alessandro Baldi. Heidi è tedesca e anche lei ha una storia simile a quella di Udo, mentre Alessandro è figlio di Libero Baldi che militò nella 62a brigata "Camicie Rosse Garibaldi" con funzioni di commissario politico; cadde in combattimento il 20 settembre 1944 a Cà di Lavacchio (Monterenzio).
 
 
Obiettivi
Quando la guerra finisce, per chi l'ha vissuta non esiste un interruttore da spegnere per poter ricominciare come se nulla fosse accaduto: ogni persona dovrà fare i conti con i traumi generati dal conflitto. Il ritorno in famiglia, se quest’ultima esiste ancora, genererà nuove dinamiche familiari e la ricerca di un equilibrio che non sempre viene raggiunto.
In questo contesto il rapporto padre e figlio verrà inevitabilmente condizionato dal processo di trasmissione dell’esperienza vissuta in guerra, dando origine a difficoltà relazionali tra i due. 
La focalizzazione su questa particolare tematica serve a capire come i traumi causati dalla guerra ricadano sulle nuove generazioni e che le conseguenze di un conflitto sono molto più lunghe ed articolate di quanto ci si possa aspettare.
 




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